martedì 8 maggio 2012

FAUNO

Triste vagabondo
ti perdi tra uzze e sinibbi
segui le vie dello zenit
inneggi Fauno, che ti guidi su piu fertili campi.
Paghi ancora le infinite rate dei tuoi capricci,
e rimarrai sempre un impagabile imbroglione.
Vaghi su lutulenti sentieri, strade impasse;
fluisci in piccole piazze, di piccoli paesi,
ebbro di cioccolata e zucchero filato,
e del cigolìo di vecchie giostre,
come maestre di sogni impossibili.
Materealizzi invisibili sentieri, oltre fitti sottoboschi,
dove banchetti con funghi e castagne,
miele e lamponi.
Poi, come un vecchio dio pagano,
ti sdrai sul trono, di muschio ed edera,
con gemme di viole e margherite.
E il tuo scettro è questa paura che ti attanaglia,
che ti fa chiudere piano gli occhi
fino a farti addormentare.
Sogni fittizzi,
spasimi infiniti,
infinite notti.

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