L'acqua urla parole di morte,
e il gelo accompagna il suo canto.
Apro i rubinetti della vita
mescolandomi alle acque,
e mi lascio scorrere
fino alle fogne segrete,
come il mio cuore tradìto
e traditore;
palpita affannato
tra un intrigo di nervi e muscoli:
un corroso fascicolo da archiviare.
Dimentica pure di avermi conosciuto,
e scivola via sulla lastra oleosa della vita.
Nessun viandante
e milioni di strade
dove campanili solitari
eccitano la vita di sparuti villaggi.
Ma cosa dire,
se nemmeno io
so cosa far capire;
ritiro gli occhi
che roteano nel cielo
e infilo la testa tra le tue ginocchia,
dove la sabbia dello scirocco si acquìeta.
Serro forte le tempie nella tua morsa
che il vento perseguita feroce;
nulla come il vento fa sentire viva la vita.
I miei episodi possono solo slittare
nel cratere del superfluo,
come graffiti in un intonaco sgretolato.
Guardo una donna a passeggio
come si guardano le donne a passeggio,
e temo il silenzio
più della realtà,
perchè non avvolge nulla
e del nulla io sono il monarca.
La pianura è un immenso ventre
disteso e tirato
come la pelle di un tamburo,
rullato
e sferzato
da miliardi di mani sconosciute.
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