mercoledì 7 agosto 2013

TACCUINO PERSONALE

Eppure la musica era spenta
quando una melodia
accese  l'aria,
e credetti che i tuoi pensieri fossero accordati.
Come i miei.
Le parole che non dico,
visto che sono di poche parole,
le riverso tutte nei miei taccuini.






Come la luna
sa accendere
le onde del mare,
liquidi scintillìi nella tenebra,
il tuo arrivo crea,
sotto questo sole,
globi di luce     
che fertilizzano                              
la nuda terra;                                 
la stessa su cui                              
ogni giorno                                 
arrovello le mie possibilità .          


Alzo distrattamente lo sguardo; il tuo agitarti sempre per tutto mi ha sempre dato un po fastidio.
Eppure, ogni volta, non posso fare a meno di notare quanto bella sai essere, quando vuoi;
e oggi ti vedo decisamente in forma, veramente smagliante e più in tiro che mai:
"vuole qualcosa" penso tra me e me.
"Sei ancora a scrivere su quel tuo stupido taccuino?" dice di malavoglia, facendo finta di passare, e non a caso, vicino a me, quasi sfiorandomi.
Poso un attimo il lapis e la guardo dritta negli occhi, senza tentennamenti, ben sapendo quanto fastidio gli dia la cosa; per un attimo ricordo le ultime tre righe appena scritte:
"2 birre fredde,
2 ragazze asciutte,
sono una formula mica da ridere."
Ma tu sei tutto fuorchè asciutta e fredda:
il tuo arpeggio di nervi, mescolato al guizzare del tuo sguardo languido, è una storia ancora da raccontare.
"allora stasera esco" dice sicura e disinvolta; "vado con quel tizio di cui ti ho parlato ieri (ma si, non ricordi?) a quella mostra di pittura che fanno in centro".....scruta curiosa la mia reazione, che non arriva.
"Sai, lui è un bravissimo pittore, e le sue opere cominciano a essere conosciute ....."
Torno a posare gli occhi sul taccuino, il lapis in mano.
So che questo la farà andare in collera, ma decido che non mi importa:
lei conosce sempre questi artisti che stanno per affermarsi; non so proprio dove vada a scovarli, ma ogni giorno sento sempre la solita solfa: un susseguirsi  di fotografi e pittori, o poeti che sono o stanno per diventare famosi.
"Anche con me è successo così" penso con poca nostalgia.
Ho alzato un attimo gli occhi dal taccuino, e d'un tratto c'èro dentro fino al collo.
"Il fatto è che tu non hai ambizione" continua imperterrita, "almeno loro ci provano, cercano in tutti i modi di sfondare, mentre tu pare che non hai mai voglia di fare niente o di arrivare da qualche parte...."
"sono arrivato a te" mormoro sornione....alzo gli occhi e la guardo ancora una volta:
Dio, quanto è bella.
Le sue dita affusolate sono poggiate rabbiosamente sui fianchi, ed è leggermente protesa in avanti, verso me, il sedere è duro e sodo, il petto prorompente, lo sguardo fiero e rabbioso....avrei voglia di afferrarla e farla mia, così al volo, ma a lei queste cose non piacciono, lei non da mai niente per scontato; ogni cosa esige il giusto rituale di corteggiamento, e la decisione finale, su tutto (anche su come devo vestirmi) spetta solo a lei.....ma ora che ci penso:
esiste qualcosa che riesca a non irritarti sempre così tanto e che possa essere fatta senza la tua regale approvazione?
"Tu sei sempre così serio, e non hai mai voglia di andare da nessuna parte", dice improvvisamente.
"E' vero" rispondo io, "sono una persona estremamente seria, e se a volte non ho voglia di uscire è perchè vado a lavorare, sai, la padrona di casa ogni mese esige la pigione, e a lei mica importa se sono o non sono famoso, lei vuole solo i soldi, e da dove provengono non gli può importare di meno...."
"ECCO, LO SAPEVO...........SEMPRE A PARLARE DI SOLDI, DI TE E DEL TUO FOTTUTO LAVORO!!!" il suo gridare mi arriva fin dentro lo stomaco, come un pugno ben assestato.
La guardo calmo e sereno....."il mio fottuto lavoro ci fa andare avanti, ci fa mangiare e ti mantiene agli studi, e non mi pare una cosa che riguarda solo me...."
"AAAHHHHH" grida, grida, le sue grida sono diventate famose nella zona dove abitiamo. Grida perchè vuole avere l'ultima parola, sempre e comunque, sopratutto quando non sa più cosa dire.
"MA COME DIAVOLO HO FATTO A METTERMI CON UNO COME TE ANCORA NON LO SO!!!"
"forse perchè sono l'unico idiota che si è messo in testa di mantenerti?" rispondo acido.
"comunque hai ragione" continuo ignorando il suo sguardo assassino, "sono decisamente fuori luogo e fuori tempo".....avevo solo un sorriso da regalargli in quel momento, ma era sincero e oltremodo unico, come mai altri vedrà a giro, e questo la calmò un poco.
"vedi, ho molti più ricordi di quando ero piccolo, in Germania, e la vita era semplice e serena, poi non so, è come se fosse successo qualcosa...bòh...credo che qualcuno mi abbia congelato..."
Il suo sguardo disegnò una linea arcuata e dura tra le sue fini e delicate sopracciglia, ma pareva disposta ad ascoltarmi.....almeno così pensai...
"Si, è come se mi fossi perso qualche passaggio importante dell'evoluzione umana, qualcosa di estremamente importante, e adesso non ci sto a capire più niente."
Le sue mani ricaddero inermi sui fianchi, le spalle come arrese alla realtà, e i suoi splendidi occhi si eclissarono per un attimo......
"sono combattuto dalla mia dualità....si, non ridere.....credo che mi sarei trovato più a mio agio tipo durante l'800....che so, durante l'epoca vittoriana."
Il mio sguardo era assente e lontano.
"Quello è stato l'ultimo periodo in cui un uomo poteva ancora scegliere cosa essere:"
"Un uomo può solo essere un uomo, in qualsiasi epoca esso viva"....disse lei, e questa asserzione mi lasciò un poco stupefatto....
La vidi incrociare le braccia, di sfuggita, come una persona che sta per perdere la pazienza....
"Si, in quel periodo potevi scegliere....le scienze erano agli inizi" ripresi, "e l'America un continente nuovo, ancora tutto da esplorare......come l'Africa, tra le altre cose....era un periodo di grossi fermenti:"
"potevi scegliere di essere un gentiluomo, studioso e magari anarchico, oppure un avventuriero che, giorno dopo giorno, sposta la frontiera sconosciuta dell'agguerrito west americano...."
"La mia dualità, il mio essere due cose diverse, avrebbero trovato una valida alternativa, rispetto alla piattezza di oggi..." osservo il suo piede battere ritmicamente sul pavimento..
"Un serio studioso, immerso in stanze dai pannelli di quercia scura e carta da parati color vermiglio, coronati da libri vetusti e gialli di muffa, o un pistolero che, solitario come una tigre, conta solo su di sè per andare avanti e farsi una vita, senza legge ma con tanto buon senso. Osservai incuriosito la sua nuova postura. Sembrava sbadigliare alle mie affermazioni.
Abbassai gli occhi:
sognai un paese del colore dei suoi occhi,
dove le vetrine sono solo un riflesso di cartelloni pubblicitari;
mi hanno stuprato, e ne ho goduto....
mescolavo affanno e saliva,
e impietoso fù il silenzio.






2 commenti:

  1. E se nessuna epoca e nessun Paese fossero veramente... "nostri"?

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  2. ciao erica. sto rileggendo questa roba che ho scritto un paio di giorni fa, e ho un mal di testa feroce. diciamo che non ero "pienamente" in me, avrei voluto, e potuto, scriverla meglio....potrei anche dire che la riscriverò, ma tanto so già che non lo farò....(mi è venuta la rima).
    cosa è che ci appartiene?
    sembriamo padroni del mondo, ma in realtà non lo siamo.....secondo te cosa è nostro? che cosa ci appartiene?

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