domenica 4 novembre 2012

UN ORIZZONTE

"Avanzo verso questo orizzonte che pare, invece, indietreggiare sempre piu..."
"Ah, certo, l'orizzonte...." disse allora lui, il riflesso stesso dell'ironia e dell'incredulità, e con un selvaggio ghigno da sapientone a incorniciare il suo volto, un volto insipido e incolore, un volto che avrei strappato in due volentieri, come si fa con una lettera inattesa e indigesta.
 "Ma cosa è un orizzonte?" continuò imperterrito, ignorando totalmente il fatto che a me, dei suoi discorsi, non importava una beata ceppa.
"Come sarebbe a dire cosa è un orizzonte?" replicai acido, cercando di dissimulare un' improvviso senso di  disgusto che si stava insinuando nella mia voce...
"Si, cosa rappresenta per te l'orizzonte?"
"Tu mi stai prendendo in giro, e questo, io, non posso proprio tollerarlo..."
"Amico mio," ribattè lui sempre più arrogante e sicuro di se; "non sono mai stato più serio di così in vita mia..."
Il mio sguardo era assorto, vacuo e immobile come sabbia vetrificata, e si rifiutava di posarsi su qualcosa di preciso e tangibile. Nuvole gonfie di pioggia si adunarono in cielo, mentre in un vicino stagno potevo percepire la presenza di leggiadre ninfee, che sospiravano tra loro.
Il cielo si frantumò in tanti piccoli specchi, e tutti gli orizzonti del mondo parvero materializzarsi per un attimo, vorticando nel vento, un vento ladro e spietato, dai paesaggi irripetibili.

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