domenica 1 luglio 2012

IL DESTINO DEL CARICATORE

Allora,a GRANDE richiesta,vi racconterò del caricatore smarrito......dunque.
Eravamo rimasti al momento che l'intera compagnia di cavalieri,una volta finito il campo,smontò tutto e tornò a Trieste.
Restammo solo noi della guardia,praticamente agli arresti,sotto gli ordini del maresciallo che era stato il capo turno all'epoca dei fatti.Solo noi,nessun'altro.
Per il malcapitato maresciallo fù un duro colpo.Lo costrinsero a rimanere lì,assieme a noi,quasi a volergli infliggere una severa punizione.Non si riprese mai del tutto..
Passava le giornate con noi in modo distaccato,quasi fosse immerso in un incubo da cui voleva solo svegliarsi,e non riuscì mai a prendere in mano il pieno controllo della situazione.
La mattina,puntuale,faceva il suo dovere. Si alzava al suono della sveglia,si faceva la barba tutte le mattine,poi, cocciutamente, andava a mettersi sugli attenti davanti alla bandiera,solo,immerso nei suoi pensieri.Per noi della guardia,invece,erano saltati tutti gli schemi.Non ci alzavamo in orario,non curavamo più il nostro aspetto,e la mattina,all'alzabandiera,osservavamo il maresciallo dalle finestre intento nelle operazioni di rito,un puntino immerso nell'enorme piazzale.Eravamo diventati come degli ammutinati......una "sporca" dozzina,e come i protagonismi di quel film,altrettanto poco raccomandabili;Tra "scugnizzi" napoletani,gente di Bagheria,calabresi,pugliesi,milanesi di "quarto oggiaro",e sardi che ancora non avevano capito dove erano,certo eravamo un gruppo molto poco omogeneo.Ma il più tremendo di tutti era un allevatore padano,un tizio rubicondo e genuino che aveva una fattoria sù dalle parti di Brescia.Sembrava tenero e innocuo come un orsacchiotto,avevi quasi voglia di andare lì e strizzargli quelle sue guance rosse e piene,quelle due guance da contadino verace.....ma nessuno si azzardò mai.Aveva sempre due armadietti,uno lo riempiva con la sua roba militare, l'altro di prosciutti e salami che faceva arrivare dalla sua fattoria a cadenza regolare.Quando apriva quell'armadietto,usciva fuori un profumo così delizioso che subito mezza caserma si accalcava intorno,e lui,improvvisamente così poco orsacchiotto,sfilava un coltellaccio dall'anfibio e lo cacciava sotto la gola di quell' imprudente che si era "spinto",osando evidentemente troppo, fino al punto di chiedergli una fetta di qualcosa..e allora, nel suo sguardo vacuo,potevi scorgere tutta  la profondità della sua ignoranza contadina,un'ignoranza pericolosa e mortale. Questa era l'accozzaglia di gente che rimase prigioniera di quella stramaledetta caserma....ora che ricordo,il posto si chiama Vivaro. Eravamo lì da un mese,sporchi,cattivi,senza direttive nè uffiali da rispettare,quando arrivò un battaglione della "San Marco" a fare il suo campo.Questi ragazzi,sempre così dannatamente cazzuti,ci guardavano male,non capivano chi eravamo e cosa facevamo lì,e sostanzialmente ci ignoravano...facevamo la fila per la mensa insieme,loro tutti ordinati e inquadrati,mentre noi arrivavamo come un branco di cani affamati a sconvolgere le loro fila e a passare davanti...cercavamo la rissa,volevamo sfogare la nostra rabbia,volevamo esplodere.La prima volta che un loro ufficiale ci vide,venne verso di noi e tutto serio ci domandò se per caso eravamo profughi albanesi,ma era chiaro che il "San Marco" non ci voleva lì,e credo che fù solo grazie alle pressioni dei suoi ufficiali,che erano arrivati ad odiarci cordialmente,che fummo finalmente trasferiti alla nostra caserma.Mi sà che se non era per loro,ero ancora lì a cercare il caricatore.Che fine fece,dunque,il caricatore?
Nessuno lo ha mai saputo.Passavamo le giornate a cercarlo per tutta la caserma,anche oltre le mura,controllati e diretti da un maresciallo senza alcun potere.
Qualcuno disse di aver visto "qualcuno" gettare "qualcosa" al di là del muro.....qualcuno parlò di atti di nonnismo,qualcuno di uno scherzo....per me fù un puro e semplice furto..i furti erano all'ordine del giorno,e quarda caso i peggiori di noi si erano tutti ritrovati nella solita guardia.Non faccio fatica a credere che quel tizio non lo smarrì affatto il suo caricatore,ma lo tenne nascosto,da buon calabrese,per tutto il tempo, e solo alla fine andò a recuperarlo,per poterlo poi rivendere.
Ci beccammo tutti dei giorni di "rigore",così, tanto per non sbagliare,e credo che la cosa finì lì.

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