mercoledì 20 febbraio 2013

HO DETTO CHE NON LO SO

Ricordate quando eravate piccoli?
Ricordate  le nostre madri, magiche e umili, solide e decise, quando ripetevano in continuazione che dovevamo uscire "puliti" e ben vestiti ?
Ricordate la loro ossessione per la pulizia e l'igiene quotidiana?
Anche quando noi, ormai già sporchi e sudati, reclavamavo:
"Ma mamma, vado solo a finire la partita a pallone con tutti gli altri......"
Allora nostra madre ci guardava ....anzi, ci "squadrava" dalla testa ai piedi e, senza mai smettere di rammendare qualche calzino bucato, ripeteva la solita cosa:
"Si, ma se poi ti succede qualcosa?"
"MA MAMMA, cosa dovrebbe succedermi....?"
Oggi li comprendo quei consigli.
Certo, oggi comprendo molte più cose rispetto a quando ero piccolo.
Bèh, farsi "sgamare" da un calzolaio con un buco nel calzino, mentre questo ti "aiuta" a provare la scarpa, certo non è molto carino.....
"Accidenti, ma guarda un pò...eppure li ho messi puliti stamani....non mi ero proprio accorto del buco...."
mentre tu, magari, stai prendendo la parte del calzino bucato e, con apparente disinvoltura, lo arrotoli fino a farlo scomparire sotto le dita dei piedi.
Può anche capitare di essere colto da un malore improvviso.
Queste cose succedono spesso....sopratutto con l'avanzare dell'età.
Ti ritrovi sdraiato al pronto soccorso e ti viene chiesto, da persone mai viste nè tanto mai ben definite, di "spogliarsi" e rimanere solo in mutande.....anche qui, è facile sentirsi in imbarazzo con cose tipo unghie sporche o poco curate, e infilare un dito nel buco ancestrale dell'ombelico e sentirlo, stupefatto e incredulo, pieno di cotone: residui di magliette che nel corso di infinite giornate malinconiche hanno cercato un poco di conforto in quel buco, quel buco da cui  nasce la vita..
Io non potrei mai fare l'infermiere o il medico, nè qualsiasi altra attività che abbia a che fare con la cura delle persone. Non ne avrei la pazienza nè lo stomaco.
No, non potrei mai accollarmi i problemi degli altri.
Troppi baci bollenti sono rimasti sospesi tra le mie labbre, ricacciati indietro tra le proteste ufficiali delle mie papille gustative.
Già:
noi, poveri esseri umani, che un tempo creavamo la civiltà; e adesso?
Adesso le nostre parole sono solo sconclusionati balletti di lettere, in fila una dietro l'altra, che si seguono a caso, sboccati -volgari- e privi di senso.
E' che ormai non esistono più uomini (inteso come genere umano) degni di nota.
Dove sono oggi i Beethoven?
Dove, per gli Dei!
Dove sono i Wagner e i Verdi?
E gli scrittori?
Dove sono quegli uomini che hanno saputo prendere quelle maledette parole e metterle in fila a modo, con furore creativo- come Hemingway- e folgorante intelligenza- e qui come non citare Oscar Wilde?- creando il giusto spartito da seguire?
Di nomi potrei farne a migliaia, ma spero che prendiate per buoni questi "umili" personaggi, da me appena menzionati come esempio..
Non credo più nel genere umano.
Non credo più neanche a me stesso- e io mi conosco benissimo- figurarsi se credere negli altri, che non ho mai conosciuto bene fino in fondo, anche se immagino che anche loro conoscano benissimo se stessi.
Vedete? Parole senza senso.
Non riesco a vedere alcuno scopo nella vita. Forse è per questo che mi ha sempre appassionato la storia, credo che le risposte vadano cercate nel nostro passato. Chi siamo? Da dove veniamo?
Possibile che la vita doveva essere proprio questa?
Se conosci il passato puoi capire il presente e prevedere il futuro( ma a quanto pare anche questo non è vero).
Anche sognare è diventato inutile; esistono forze, sempre più grandi di te, che appaiono, misteriose e inavvicinabili, a intromettersi nella tua vita. Sopratutto nei momenti decisivi della tua vita, proprio quando avresti bisogno di un po più di "culo",  interferendo implacabile tra te e il tuo futuro, e frustando fino allo sfinimento tutte le tue speranze.
La mattina, appena sveglio, guardo la mia immagine tormentata riflessa nello specchio del bagno: uno scialbo volto cadente, su cui è ancora possibile intravedere piccoli frammenti di ricordi della nottata appena passata.
Una serie di sogni che si sono seguiti a caso, senza un nesso logico, mezzi dimenticati e mezzi ricordati male.
Guardo assorto l'acqua calda che esce dal lavandino. Il vapore nasconde un poco la mia orrenda immagine.
Infine affiora un pensiero:
Penso che in fondo, a me, delle persone che non dispongono di acqua calda, non importa niente.

2 commenti:

  1. Io penso che, probabilmente, il genere umano non abbia mai davvero creduto in se stesso. Ha creato "la civiltà" perché ne aveva bisogno: ancor prima di definirla così. L'uomo è come un'ostrica: produce perle perché ciò è inscritto nella propria natura (nella sua fisiologia, oserei dire). Quando un "granello di sabbia" (incidente, crisi, semplice imprevisto...) si introduce in loro, si difendono coprendolo della propria "madreperla"... Poi, i discendenti d'ogni generazione raccolgono le perle dei predecessori, incastonandole in "patrimoni culturali". Ciò mentre producono perle a propria volta, che saranno raccolte e valutate da chi verrà dopo di loro... ;)

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  2. brillante risposta erica. devo ammettere che però ho interrotto il discorso a metà....si nota che alla fine manca qualcosa.....magari lo farò in un secondo momento....ciao

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