Galassia di pulviscolo
Milioni di stelle polverose
Si sfaldano in sabbia
Si ammucchiano in spiaggia,
E l'oceano è proprio lì
Fuori dalla porta
le poesie nascono dalla qualità delle tue emozioni
sabato 13 maggio 2017
lunedì 24 aprile 2017
PAOLA, L'OPERAZIONE E I VECCHI VOL8
Renzo venne ricoverato al Don Gnocchi un paio di giorni prima del mio arrivo alla struttura, proveniente dallo stesso reparto cardiologico di Careggi dove anche io avevo passato gli ultimi giorni di monitoraggio prima di essere destinato alla riabilitazione. Mentre sistemavo le mie cose negli appositi spazi e prendevo possesso del letto, spazi che per almeno un mese avrei trasformato nel mio regno inviolabile, non potevo fare a meno di lanciare profonde e significative occhiate in direzione dell'altro letto dove, sepolto sotto numerosi strati di coperte, il mio vicino di sventura vegetava immobile e silenzioso; un braccio ossuto e incartapecorito, lattiginoso, spuntava dal budello di lenzuola umide di sudore...nervature azzurre lo percorrevano elegantemente, come accese sotto la pelle bianca... tanti rigagnoli che si riversavano in un delta formato dalle dita della mano scheletrica, dolorosamente serrata alla sponda del letto.
Pensai di essere stato fortunato con la stanza, nonostante mi avessero assegnato la n° 17; Renzo non dava segni di vita..."deve essere uno di quei vecchi che dormono sempre" andavo rimuginando, "senza mai muoversi...senza mai lamentarsi. Nessuno suonerà mai quel maledetto campanello...nessuna stupida richiesta alle ore più impensabili...nessun capriccio infantile", mentre con tutta comodità affondavo la mia lingua nella gola della paolina, e le mani scendevano a sondare quel che presto avrei fatto mio..."sarà uno spasso" gongolavo, "completa libertà d'azione, luce accesa quanto mi pare e piace... non preoccuparsi dei rumori (come rutti e scoregge) e poi il bagno...oh si il bagno, TUTTO PER ME!"
La prima volta che vidi sua figlia mi chiese se "per caso" suo padre si agitava o dava fastidio in qualche modo...risposi che fino a quel momento -era il mio secondo giorno al Don Gnocchi, quindi con una sola notte all'attivo da commentare- non solo non mi aveva dato fastidio anzi, la notte era trascorsa così silenziosa che quasi mi ero scordato della sua presenza...
A questo punto devo ammettere che la sua espressione di sollievo e incredulità mi lasciò un po' perplesso, anche se al momento non ci feci molto caso. Arrivò la sera ad annunciare il sopraggiungere di quella che sarebbe stata la mia seconda notte al don Gnocchi...e poi successe...quella notte, l'innocuo, silenzioso e simpatico vecchietto decise che era arrivato il momento di mettere le carte in tavola.
Tutto cominciò con un lieve sussurro, così esile che all'inizio pensai fosse solo un sospiro...poi mi accorsi che, quello che credevo essere una sorta di piacevole rantolo notturno, in realtà era un nome, "Franco".
Riuscii a capirlo perché, oltre a ripetersi -il sussurro- andava via via aumentando di volume ed intensità..."Franco" ripeteva..."Fraancoo"..."FRAAANCOO"; e non la smise più.
Non ci misi molto a capire che, l'ungi dall'essere quel tranquillo ed amorevole vecchietto che avevo immaginato, Renzo, mi duole dirlo, risultò essere affetto da una clamorosa forma di demenza senile, che lo obbligava ad urlare cose prive di senso senza mai smettere, e credeva di vedere volti noti in ogni persona che gli capitava a tiro.Ogni volta frotte di infermiere e medici accorrevano in soccorso di Renzo...cercavano di calmarlo, di rassicurarlo...gli tenevano la mano, gliela carezzavano, mentre dolci sussurri femminili tentavano di riportarlo alla normalità; ma Renzo non si calmava mai tanto facilmente...vomitava minacce e bestemmie in continuazione, in quantità industriali, con una regolarità tale che davvero non si capiva da dove spremesse tutta quella vitalità. Era anche perennemente imbrattato di merda -il pannolone non era sufficiente ad arginare tutto quello che il suo sfintere riusciva a spruzzare, e sulle cosce muffe e rinsecchite scivolavano di continuo rivoli di feci liquide. Gridava veramente di tutto, ma alcuni nomi (probabilmente gente conosciuta) come Franco, Juliana, Roberta e Cesare andavano per la maggiore; da quella volta praticamente non smise più.
Davvero non capisco dove e come certi vecchi trovino tanta forza, come alcuni -accompagnati e sostenuti alla morte stessa nei loro brevi spostamenti- che in mensa riuscivano a divorare enormi quantità di cibo, alla stregua di manovali all'ora di pranzo; non riuscivo a capire, e ancora adesso rimango sorpreso, colpito...incredulo; cosa spinge certe persone (comunque la maggioranza) ad aggrapparsi alla vita in questo modo? Nessuno vorrebbe mai morire. Ma visto che per fortuna non è così, credo non ci sia nient'altro da aggiungere.
Come stavo dicendo, Renzo da quella notte praticamente non la smise più di vociare e lamentarsi, ma quel che è peggio è che non aveva alcuna fantasia, e come un disco rotto continuava a ripetere sempre le stesse cose. Iniziava con il voler scendere dal letto, cosa per lui impossibile per via delle sponde, entrambe sempre alzate -proprio per troncare sul nascere simili tentativi- e del fatto che Renzo semplicemente non aveva la forza di reggersi in piedi, poi, una volta realizzato che non cel'avrebbe mai fatta, si fermava, si guardava un pò intorno con aria sorpresa, (seguivo attentamente ogni sua mossa dal mio letto) quindi chiamava i suoi amici... dapprima con un sussurro poi, come seguendo le modalità di una marcia trionfale, continuava in un crescendo di caotico tripudio.
Quando le infermiere, poi, andavano via, le richiamava implorante..."Donnee...DOONNEEE", e lo ripeteva così tante volte da poterci riempire un libro di mille pagine solo con la parola donne e, anche se le reputo delle creature fantastiche, lo stesso mi pare una lettura un po' troppo pesante, non pare anche a voi?
..."Donnee, aiutatemi...perché nessuno vuole aiutarmi? FRANCOO, CESARE, dove siete tutti?...Dio vi punirà per la vostra cattiveria...maledetti!
Una volta provai io a calmarlo...l'avessi mai fatto; Renzo aprì gli occhi all'improvviso e comiciò a fissarmi -credo mi vedesse per la prima volta.
Con me, forse perchè uomo, assunse un tono un pochino più conciliante, cospiratorio..."tra uomini ci s'intende...ecco vedi, se te tu mi tiri giù la sponda diill'etto (del letto) io poi fo da mè...vedi, sono già co'un piede di fòri" provava a convincermi, mentre si adoperava penosamente ad alzare una gamba sopra la sponda del letto..." e se lo fai, Dio ti sarà riconoscente...e anche io lo sarò...se solo tu..."
Qui drizzai le orecchie...sarà riconoscente, sarei stato ricompensato, era appena nato un sodalizio che avrebbe portato a reciprochi benefici?
Nel dubbio continuavo a tergiversare, a guadagnare tempo, ben sapendo che sarei potuto finire in un attimo, come tutti gli altri, nella sua lunga, arbitraria lista nera; quindi, capito che non avrei fatto proprio nulla per esaudire la sua scellerata richiesta, mutò brutalmente il suo atteggiamento nei miei confronti a favore di toni e minacce tutt'altro che amichevoli. Cominciò anche, da quel momento in poi, a fissarmi di sbieco, con indignazione..."perchè nessuno vuole aiutarmi? Francoo...aiutatemi accidenti, maledetto quel serpente di Gesù e chi lo prega...DONNEEE, dove siete?...Dio vi punirà...Julianaaa...perchè nessuno vuole aiutarmi?...Dio vi punirà perchè siete malvagi..." e così via, a gran voce, squillante, inesauribile, sfibrante, di giorno e di notte...soprattutto di notte. All'inizio provai sinceramente a sopportare la situazione, a capirla; cercai di mettermi nei suoi panni..."invecchiamo tutti" mi ripetevo. Ben presto però la mia proverbiale intolleranza prese il sopravvento. La fatidica goccia traboccò quando chiusero anche il bagno della camera...arrivò un'infermiera che, senza proferire parola, attaccò un avviso sulla porta del bagno, un avviso del tipo:
VIETATO ENTRARE, PERICOLO CONTAMINAZIONE.
Renzo, oltre che a fracassare i coglioni, risultò essere anche radioattivo...cioè, avete presente i pannoloni imbrattati di merda sopra citati? Quelli usati, con tutto quel che contenevano, venivano messi da parte proprio nel bagno, in speciali contenitori, di quelli con quel simbolo che ti fa venire subito in mente una bomba atomica, col risultato che fui costretto, il solo cretino fra tutti i ricoverati, ad usare il bagno che si trovava in corridoio...ovviamente molto in fondo al corridoio, ben distante. Ero come annichilito...ero in debito di sonno, ero stato crostetto a nutrirmi di sangue perchè, sorpresa, avevano scoperto che ho l'animia mediterranea, la notte vagavo come uno zombie nel lungo corridoio solo per andare a pisciare, piegato in due per via delle costole ancora doloranti, avevo male d'appertutto, mi era tornata un pò di febbre e gli antibiotici mi rincoglionivano (scoprii che mi davano delle pasticche che, prezzo sulla scatola, costavano oltre 900 euro; una confezione da 6 pasticche). Questo è uno dei motivi per cui ebbi discussioni e attriti con il personale ospedaliero...volevo cambiare stanza, subito, non volevo sentire ragioni.
Ed è quando capitai in quella stanza dove il mio vicino di letto letteralmente mi sotterrò di scoregge, che sembrava non preoccuparsi minimamente degli effetti collaterali -un fetore nauseabondo- di quello che potevo pensarne io o chiunque altro presente...erano peti forti, voluti, vibranti...a volte solitari a volte in serie; diceva di non amare la tv ma era sempre a guardarla (spendendo diversi soldini in schede) di conseguenza le occasioni che avevo di rimanere solo con la mia paolina si ridussero drasticamente.
Nella camera accanto alla camera nuova era ricoverata una donna dalla doppia personalità...che vestisse i panni di una o quelli dell'altra personalità, non c'èra differenza alcuna, dato che entrambe si sentivano molto bene e in continuazione, sia di giorno che di notte...soprattutto di notte. La mattina era una persona che piagnucolava, a cui si doveva portare al più presto la terapia; si lamentava di strani ed oscuri dolori...atroci, indicibili, e implorava chiunque gli capitasse a tiro di andare urgentemente a chiamare un'infermiera, e chiamava, chiamava, presto accorrete, io soffro, io muoio, io non ne posso più, io...io...IO!
Era sempre a lamentarsi per qualcosa, e questa signora, che scoprii essere una specie di balena spiaggiata su un biroccino semovente, riusciva a riprodurre una vocina stridula, lamentosa, infantile, da mocciosa implorante; ma se, con questa tecnica, non riusciva a impietosire nessuno, se non riceveva immediata soddisfazione, ecco arrivare la trasformazione, l'altra personalità saltava fuori. Partiva sempre dalla voce, la cambiava, ne modificava il tono, sembrava davvero un'altra persona intervenuta in sua difesa...dura, fredda, ostile..."ma che volete da me? ma vergognatevi, a lasciare soffrire così le persone...è tre ore che vi sto chiamando!...quest'ospedale è uno schifo, è da denuncia. VERGOGNA.
Era spaventata dalla morte; ogni più piccolo dolore, ogni minima sensazione di fastidio per lei erano un significativo campanello d'allarme; anche un braccio addormentato, nella sua ottica funeraria, veniva scambiato per qualcosa che non era, e davvero non c'èra verso di convincerla della banalità della cosa.
Non voleva andare mai in palestra, era sempre ammucchiata su letti e poltrone, sempre agonizzante, sempre in fin di vita...era una spacca palle da competizione, tranquillamente in grado di competere con Renzo nella mia speciale classifica di spremitori di zebedei.
Una mattina, il sacerdote dell'ospedale passò di camera in camera ad informare, per chi ne fosse interessato, che la messa sarebbe comiciata a breve...oggi, Domenica 15 Luglio 2015.
Appurato che a me, della messa, importava meno che niente, mi avviai verso il salone comune, dove era posizionato il televisore. Quando arrivai, nonostante fosse ancora relativamente presto, notai con fastidio che alcune vecchiette la stavano già guardando...mi avvicinai. Avevano creato una serie di file ben ordinate, stile cinema...un manipolo di vecchiette pallide e vaporose, chi sulle sedie e chi in carrozzella...sembravano tutte molto concentrate:
"Una telenovela" pensai...rimasi, ricordo, a bocca aperta; ero contrariato, a dir poco furioso...cominciai a schiumare rabbia impotente...LA MESSA, stavano guardando la messa, cose dell'altro mondo, da non crederci. Pochi metri più avanti il sacerdote, povero cristo, stava celebrando la messa probabilmente di fronte a una manciata di sedie vuote (le altre prese per metterle davanti alla tv), e tutti questi attori della tragedia umana non so neanche se ancora vivono, se hanno, infine, cacciato la morte dalle loro vite.
Pensai di essere stato fortunato con la stanza, nonostante mi avessero assegnato la n° 17; Renzo non dava segni di vita..."deve essere uno di quei vecchi che dormono sempre" andavo rimuginando, "senza mai muoversi...senza mai lamentarsi. Nessuno suonerà mai quel maledetto campanello...nessuna stupida richiesta alle ore più impensabili...nessun capriccio infantile", mentre con tutta comodità affondavo la mia lingua nella gola della paolina, e le mani scendevano a sondare quel che presto avrei fatto mio..."sarà uno spasso" gongolavo, "completa libertà d'azione, luce accesa quanto mi pare e piace... non preoccuparsi dei rumori (come rutti e scoregge) e poi il bagno...oh si il bagno, TUTTO PER ME!"
La prima volta che vidi sua figlia mi chiese se "per caso" suo padre si agitava o dava fastidio in qualche modo...risposi che fino a quel momento -era il mio secondo giorno al Don Gnocchi, quindi con una sola notte all'attivo da commentare- non solo non mi aveva dato fastidio anzi, la notte era trascorsa così silenziosa che quasi mi ero scordato della sua presenza...
A questo punto devo ammettere che la sua espressione di sollievo e incredulità mi lasciò un po' perplesso, anche se al momento non ci feci molto caso. Arrivò la sera ad annunciare il sopraggiungere di quella che sarebbe stata la mia seconda notte al don Gnocchi...e poi successe...quella notte, l'innocuo, silenzioso e simpatico vecchietto decise che era arrivato il momento di mettere le carte in tavola.
Tutto cominciò con un lieve sussurro, così esile che all'inizio pensai fosse solo un sospiro...poi mi accorsi che, quello che credevo essere una sorta di piacevole rantolo notturno, in realtà era un nome, "Franco".
Riuscii a capirlo perché, oltre a ripetersi -il sussurro- andava via via aumentando di volume ed intensità..."Franco" ripeteva..."Fraancoo"..."FRAAANCOO"; e non la smise più.
Non ci misi molto a capire che, l'ungi dall'essere quel tranquillo ed amorevole vecchietto che avevo immaginato, Renzo, mi duole dirlo, risultò essere affetto da una clamorosa forma di demenza senile, che lo obbligava ad urlare cose prive di senso senza mai smettere, e credeva di vedere volti noti in ogni persona che gli capitava a tiro.Ogni volta frotte di infermiere e medici accorrevano in soccorso di Renzo...cercavano di calmarlo, di rassicurarlo...gli tenevano la mano, gliela carezzavano, mentre dolci sussurri femminili tentavano di riportarlo alla normalità; ma Renzo non si calmava mai tanto facilmente...vomitava minacce e bestemmie in continuazione, in quantità industriali, con una regolarità tale che davvero non si capiva da dove spremesse tutta quella vitalità. Era anche perennemente imbrattato di merda -il pannolone non era sufficiente ad arginare tutto quello che il suo sfintere riusciva a spruzzare, e sulle cosce muffe e rinsecchite scivolavano di continuo rivoli di feci liquide. Gridava veramente di tutto, ma alcuni nomi (probabilmente gente conosciuta) come Franco, Juliana, Roberta e Cesare andavano per la maggiore; da quella volta praticamente non smise più.
Davvero non capisco dove e come certi vecchi trovino tanta forza, come alcuni -accompagnati e sostenuti alla morte stessa nei loro brevi spostamenti- che in mensa riuscivano a divorare enormi quantità di cibo, alla stregua di manovali all'ora di pranzo; non riuscivo a capire, e ancora adesso rimango sorpreso, colpito...incredulo; cosa spinge certe persone (comunque la maggioranza) ad aggrapparsi alla vita in questo modo? Nessuno vorrebbe mai morire. Ma visto che per fortuna non è così, credo non ci sia nient'altro da aggiungere.
Come stavo dicendo, Renzo da quella notte praticamente non la smise più di vociare e lamentarsi, ma quel che è peggio è che non aveva alcuna fantasia, e come un disco rotto continuava a ripetere sempre le stesse cose. Iniziava con il voler scendere dal letto, cosa per lui impossibile per via delle sponde, entrambe sempre alzate -proprio per troncare sul nascere simili tentativi- e del fatto che Renzo semplicemente non aveva la forza di reggersi in piedi, poi, una volta realizzato che non cel'avrebbe mai fatta, si fermava, si guardava un pò intorno con aria sorpresa, (seguivo attentamente ogni sua mossa dal mio letto) quindi chiamava i suoi amici... dapprima con un sussurro poi, come seguendo le modalità di una marcia trionfale, continuava in un crescendo di caotico tripudio.
Quando le infermiere, poi, andavano via, le richiamava implorante..."Donnee...DOONNEEE", e lo ripeteva così tante volte da poterci riempire un libro di mille pagine solo con la parola donne e, anche se le reputo delle creature fantastiche, lo stesso mi pare una lettura un po' troppo pesante, non pare anche a voi?
..."Donnee, aiutatemi...perché nessuno vuole aiutarmi? FRANCOO, CESARE, dove siete tutti?...Dio vi punirà per la vostra cattiveria...maledetti!
Una volta provai io a calmarlo...l'avessi mai fatto; Renzo aprì gli occhi all'improvviso e comiciò a fissarmi -credo mi vedesse per la prima volta.
Con me, forse perchè uomo, assunse un tono un pochino più conciliante, cospiratorio..."tra uomini ci s'intende...ecco vedi, se te tu mi tiri giù la sponda diill'etto (del letto) io poi fo da mè...vedi, sono già co'un piede di fòri" provava a convincermi, mentre si adoperava penosamente ad alzare una gamba sopra la sponda del letto..." e se lo fai, Dio ti sarà riconoscente...e anche io lo sarò...se solo tu..."
Qui drizzai le orecchie...sarà riconoscente, sarei stato ricompensato, era appena nato un sodalizio che avrebbe portato a reciprochi benefici?
Nel dubbio continuavo a tergiversare, a guadagnare tempo, ben sapendo che sarei potuto finire in un attimo, come tutti gli altri, nella sua lunga, arbitraria lista nera; quindi, capito che non avrei fatto proprio nulla per esaudire la sua scellerata richiesta, mutò brutalmente il suo atteggiamento nei miei confronti a favore di toni e minacce tutt'altro che amichevoli. Cominciò anche, da quel momento in poi, a fissarmi di sbieco, con indignazione..."perchè nessuno vuole aiutarmi? Francoo...aiutatemi accidenti, maledetto quel serpente di Gesù e chi lo prega...DONNEEE, dove siete?...Dio vi punirà...Julianaaa...perchè nessuno vuole aiutarmi?...Dio vi punirà perchè siete malvagi..." e così via, a gran voce, squillante, inesauribile, sfibrante, di giorno e di notte...soprattutto di notte. All'inizio provai sinceramente a sopportare la situazione, a capirla; cercai di mettermi nei suoi panni..."invecchiamo tutti" mi ripetevo. Ben presto però la mia proverbiale intolleranza prese il sopravvento. La fatidica goccia traboccò quando chiusero anche il bagno della camera...arrivò un'infermiera che, senza proferire parola, attaccò un avviso sulla porta del bagno, un avviso del tipo:
VIETATO ENTRARE, PERICOLO CONTAMINAZIONE.
Renzo, oltre che a fracassare i coglioni, risultò essere anche radioattivo...cioè, avete presente i pannoloni imbrattati di merda sopra citati? Quelli usati, con tutto quel che contenevano, venivano messi da parte proprio nel bagno, in speciali contenitori, di quelli con quel simbolo che ti fa venire subito in mente una bomba atomica, col risultato che fui costretto, il solo cretino fra tutti i ricoverati, ad usare il bagno che si trovava in corridoio...ovviamente molto in fondo al corridoio, ben distante. Ero come annichilito...ero in debito di sonno, ero stato crostetto a nutrirmi di sangue perchè, sorpresa, avevano scoperto che ho l'animia mediterranea, la notte vagavo come uno zombie nel lungo corridoio solo per andare a pisciare, piegato in due per via delle costole ancora doloranti, avevo male d'appertutto, mi era tornata un pò di febbre e gli antibiotici mi rincoglionivano (scoprii che mi davano delle pasticche che, prezzo sulla scatola, costavano oltre 900 euro; una confezione da 6 pasticche). Questo è uno dei motivi per cui ebbi discussioni e attriti con il personale ospedaliero...volevo cambiare stanza, subito, non volevo sentire ragioni.
Ed è quando capitai in quella stanza dove il mio vicino di letto letteralmente mi sotterrò di scoregge, che sembrava non preoccuparsi minimamente degli effetti collaterali -un fetore nauseabondo- di quello che potevo pensarne io o chiunque altro presente...erano peti forti, voluti, vibranti...a volte solitari a volte in serie; diceva di non amare la tv ma era sempre a guardarla (spendendo diversi soldini in schede) di conseguenza le occasioni che avevo di rimanere solo con la mia paolina si ridussero drasticamente.
Nella camera accanto alla camera nuova era ricoverata una donna dalla doppia personalità...che vestisse i panni di una o quelli dell'altra personalità, non c'èra differenza alcuna, dato che entrambe si sentivano molto bene e in continuazione, sia di giorno che di notte...soprattutto di notte. La mattina era una persona che piagnucolava, a cui si doveva portare al più presto la terapia; si lamentava di strani ed oscuri dolori...atroci, indicibili, e implorava chiunque gli capitasse a tiro di andare urgentemente a chiamare un'infermiera, e chiamava, chiamava, presto accorrete, io soffro, io muoio, io non ne posso più, io...io...IO!
Era sempre a lamentarsi per qualcosa, e questa signora, che scoprii essere una specie di balena spiaggiata su un biroccino semovente, riusciva a riprodurre una vocina stridula, lamentosa, infantile, da mocciosa implorante; ma se, con questa tecnica, non riusciva a impietosire nessuno, se non riceveva immediata soddisfazione, ecco arrivare la trasformazione, l'altra personalità saltava fuori. Partiva sempre dalla voce, la cambiava, ne modificava il tono, sembrava davvero un'altra persona intervenuta in sua difesa...dura, fredda, ostile..."ma che volete da me? ma vergognatevi, a lasciare soffrire così le persone...è tre ore che vi sto chiamando!...quest'ospedale è uno schifo, è da denuncia. VERGOGNA.
Era spaventata dalla morte; ogni più piccolo dolore, ogni minima sensazione di fastidio per lei erano un significativo campanello d'allarme; anche un braccio addormentato, nella sua ottica funeraria, veniva scambiato per qualcosa che non era, e davvero non c'èra verso di convincerla della banalità della cosa.
Non voleva andare mai in palestra, era sempre ammucchiata su letti e poltrone, sempre agonizzante, sempre in fin di vita...era una spacca palle da competizione, tranquillamente in grado di competere con Renzo nella mia speciale classifica di spremitori di zebedei.
Una mattina, il sacerdote dell'ospedale passò di camera in camera ad informare, per chi ne fosse interessato, che la messa sarebbe comiciata a breve...oggi, Domenica 15 Luglio 2015.
Appurato che a me, della messa, importava meno che niente, mi avviai verso il salone comune, dove era posizionato il televisore. Quando arrivai, nonostante fosse ancora relativamente presto, notai con fastidio che alcune vecchiette la stavano già guardando...mi avvicinai. Avevano creato una serie di file ben ordinate, stile cinema...un manipolo di vecchiette pallide e vaporose, chi sulle sedie e chi in carrozzella...sembravano tutte molto concentrate:
"Una telenovela" pensai...rimasi, ricordo, a bocca aperta; ero contrariato, a dir poco furioso...cominciai a schiumare rabbia impotente...LA MESSA, stavano guardando la messa, cose dell'altro mondo, da non crederci. Pochi metri più avanti il sacerdote, povero cristo, stava celebrando la messa probabilmente di fronte a una manciata di sedie vuote (le altre prese per metterle davanti alla tv), e tutti questi attori della tragedia umana non so neanche se ancora vivono, se hanno, infine, cacciato la morte dalle loro vite.
venerdì 11 novembre 2016
I MIEI SOGNI
Nel crogiolo dei sogni
i miei eran di carta
ardevano, si veloci
con violenza
ma si perdevano nel vento
in mille frammenti neri sbiadivano;
galleggiavano nell'aria
rollavano incerti
cadevano inermi, molli, senza nerbo
simili a cicche abbandonate
fumate forte, con furia.
E' come quando leggevo
e il cerchio di luce della candela
era il trampolino da cui mi gettavo
nell'oscurità della vita che attendeva paziente
fuori dalla mia camera...
quante volte ho riletto le stesse pagine che
stanche di aspettare quiete
si sono ribellate, scuotendomi dal sonno
tornando indietro, chiudendosi in uno schiocco di frusta.
E' come quando leggevo
e il cerchio di luce della candela
era il trampolino da cui mi gettavo
nell'oscurità della vita che attendeva paziente
fuori dalla mia camera...
quante volte ho riletto le stesse pagine che
stanche di aspettare quiete
si sono ribellate, scuotendomi dal sonno
tornando indietro, chiudendosi in uno schiocco di frusta.
giovedì 15 settembre 2016
PAOLA, L'OPERAZIONE E I VECCHI, VO. 7
Sto spendendo un'esagerazione di soldi in telefonate...prima ero in bagno, potevo sentire il cellulare squillare; sapevo già che era la Paola -è sempre e quasi solo lei- ma speravo che per un po' mi avrebbe lasciato in pace, che avrebbe fatto passare qualche secondo tra una telefonata e l'altra...no!
Mi netto il culo più veloce che posso...la richiamo...lei è così, chiama per informarmi di ogni singola cosa che capita a lei o a qualcuno di nostra conoscenza..."sai, ho appena incrociato Lucio...ma si dai, quello che ti dissi...quello che mi sta sul culo, ma come fai a non ricordarti? Lo vedi, tu non ascolti mai, te l'ho detto appena un paio di giorni fa...insomma, lo incrocio, lui mi guarda, ma io faccio finta di niente...si, faccio finta di non averlo visto, ho fatto bene? o no?"
Ma che dico, di solito le sue telefonate non sono così interessanti, però lei è fatta così, passarebbe giornate intere al telefono, e pretende che, dato che lei lo fa con me, anche io devo telefonarle in continuazione, cosa che mi sforzo di fare, anche se con risultati, temo, non all'altezza delle sue aspettative, dato che è sempre a rimproverarmi del fatto che non la chiamo mai, e questo, per lei, è sintomo che a me non importa più di tanto del nostro rapporto...è capace di chiamare 1 minuto dopo che ci siamo salutati, magari solo per dirmi che la bicicletta, se n'è appena accorta, ha la ruota dietro che dondola, oppure che stava per cadere perchè ha dovuto schivare un'anziana testa di cazzo che stava attraversando la strada sulle strisce pedonali...la mia Paolina, Dio quanto l'amo. Mi tiene in vita...a volte mi arrabbio, vuoi perchè mi chiama per delle banalità davvero clamorose, vuoi perchè attacca con le sue storielle senza neanche abbaiare un "ciao", e comunque quasi sempre senza domandare come mi sento...ora, sarò anche intelligente e tutto quanto, ma com'è che io, dalla disastrosa e sempre compromessa salute, invece di stare a letto a riposare e stare tranquillo, o in santa pace a cagare nel cesso, (giusto per fare un esempio) mi ritrovo mezzo nudo a vociare al telefono su e giù per il corridoio, col petto che scoppia e il respiro che ha preso il largo, ben lontano dai miei polmoni surriscaldati? Potere delle donne, un potere che solo loro hanno...
Chino su questo tavolo, in penombra, una penna tra le dita...
non penso, non scrivo, non sono; ma per chi passa davanti la mia stanza, e getta un'occhiata dentro, sembro fare mirabilie...Voglio che passi qualcuno, voglio che si volti verso me, che mi guardi anche solo di sfuggita...voglio che mi vengano estorti attimi, vibrazioni...come quelle di un binario quando si avvicina il treno, e si trascina vagoni di sorrisi, di paure, di balli e canzoni...e di sogni dove compari tu, la vibrazione più intensa che attraversa il mio cuore.
Fuori il caldo continua a mordere, digrigna le fauci, pronto a sbranare gli incauti, quelli che si avventurano all'aperto. Anche le notti non portano consolazione...la luna è una candela, cera che cola in gocce di perla, a formare stelle sulla piastra surriscaldata del cielo.
Ma dentro il centro di riabilitazione Don Gnocchi si vive come in un mondo parallelo, e quello che succede fuori viene percepito come un qualcosa che accade in un altro pianeta, troppo lontano e troppo sconosciuto da prestargli attenzione...La mattina le infermiere fanno il giro delle stanze per "raccattare" i pazienti che, in un modo o nell'altro, si "dimenticano" di presentarsi in palestra; non c'è modo di sfuggirLe, sembrano dei cani da caccia lanciati a stanare delle prede...ogni nascondiglio è ben conosciuto e regolarmente controllato.
Esercizi fisici, i soliti vecchi, gli stessi che mi circondano anche in mensa -non so, forse sono stato assegnato a una sorta di gruppo che ignoro- sono seduti intorno a me, in palestra, a far finta di fare ginnastica.
Che spreco...li guardo e non posso evitare di pensare all'enorme sperpero, in tempo, denaro, letti occupati, ecc..., che tutto questo comporta. Ciarlano tra loro, non seguono le istruzioni, ignorano le più banali direttive...di un intero esercizio, coi suoi semplici movimenti, decisamente alla loro portata, la relativa respirazione, la serietà e l'impegno -anche qui minimo- riescono a scomporlo in quartini, alla stregua di quei tizi che ordinano del vino ma, non troppo che mi da subito alla testa...cioè, qualcosa devono per forza non farla, o farla male, annullando, di fatto, l'esercizio stesso. Li guardo affascinato...il modo con cui fanno finta di alzare le gambe, quando il medico non li guarda direttamente, quei loro prosciutti gelatinosi pieni di nervature bluastre e macchie nere, come la muffa che si forma su un formaggio molliccio...sembrano tutti dei gorgonzola andati a male. Borbottano incessantemente tra di loro..."scusi può ripetere che 'un'ho capiho?"
Certo che non hai capito, perchè parli di idiozie e non ascolti le istruzioni...e fai perdere tempo a tutti, soprattutto a quelli che, come me, prendono la loro salute e la loro riabilitazione sul serio...
"ma io 'un ce la fo miha a fà tutte codeste hose...ah no, basta nini, io mi fermo hi, ma icchè la si crede codesta? io ciò 87 anni sà, signorina..." e questo dopo aver fatto si e no un paio di movimenti stentati che, ripeto, sono abbondantemente alla loro portata.
E a questo punto che ti rendi conto dell'inutilità della cosa, dei milioni di risorse destinati a persone che, anche se in avanti con l'età, neanche ci provano a metterci un minimo di impegno...però vogliono vivere, lo pretendono, e spremeranno tutto quello che possono, dove possono e quando possono, per allungare anche di pochi mesi la loro preziosissima vita.
E' come se dicessero: "eccomi qui...ho lavorato -cioè sono stato schiavo- una vita intera, e voi adesso pigliate e mi fate vivere...ecco, io mi metto qui e voglio proprio vedere come vi date da fare..."
Li ho osservati con attenzione questi soggetti...sembrano pezzi di pongo modellati e appiccicati insieme, dei manichini di creta...pezzi ormai screpolati, informi, bucati, tenuti uniti alla bell'e meglio ma che, ormai troppo secchi, inevitabilmente si staccano per cadere a terra, dove si sfalderanno fino a diventare polvere fina.
"Quest'acqua non sa di nulla" dice una vecchia alla solita vecchia che gli sta sempre accanto...questa risponde con un grugnito di assenso, come a voler dire:
"Certo che non sa di nulla, cosa ti aspettavi?"
Queste due, la classica alta e magra e la bassa e cicciotta, hanno formato una coppia inamovibile...dove va una va l'altra, e la loro occupazione principale, il loro supremo piacere, consiste nel criticare tutto quello che riguarda la struttura, e se non trovano niente che non vada non si preoccupano mica...una semplice bottiglietta d'acqua fresca può rispondere tranquillamente alle loro esigenze di critica a tutti i costi.
Un'altra cosa che ho notato è la differenza di comportamento tra uomini e donne. Gli uomini tendono a essere più discreti e a seguire le regole. In palestra i cellulari devono stare spenti, e la ginnastica si fa con tuta e scarpe sportive possibilmente anti scivolo...gli uomini si presentano con l'abbigliamento adeguato e anche se non spengono il cellulare, hanno almeno il buon senso di regolare la suoneria su "vibrazione", e quando chiaccherano tra loro, lo fanno a voce bassa, per non disturbare troppo.
Le donne no, i loro cellulari squillano in continuazione, e le suonerie, sempre a tutto volume, sono di quanto più pacchiano potreste immaginare...e parlano sempre, squittiscono come topi in trappola...è come se fossero al mercato rionale, e l'abbigliamento poi...vestaglie a fiorellini, occhiali da sole dalla montatura rossa a forma di farfalla, e poi le ciabatte! Non posso fare a meno di notarle...non sono proprio ciabatte, non so come si chiamano...sono un curioso incrocio tra ciabatte e sandali, degli ibridi che solo le vecchie hanno il coraggio di calzare...se qualcuno di voi frequenta i mercati sopra citati, saprà di cosa sto parlando...e il tutto è dipinto coi colori più sgargianti possibili. Davvero deprimente.
E poi ancora le scuse ridicole che riescono a imbastire quando il fisioterapista, giustamente, chiede se "per caso" non abbiano qualcosa di un pochino più adatto alla circostanza...c'è chi ha i piedi gonfi, calli, cerotti, fasciature, piorrea...chi si è slogata (per intero?) giusto pochi minuti prima di entrare in palestra -che disdetta, non mancano di aggiungere- chi ha saltato la colazione (cosa c'èntra è un mistero a cui non so dare risposta) ma il vecchietto che non scorderò mai, che ho appositamente lasciato per ultimo, è Renzo, quello che per una settimana è stato il mio compagno di stanza. Renzo è arrivato al Don Gnocchi un paio di giorni prima di me, e da subito si è prodigato a rendere il mio soggiorno il più sfibrante possibile...Renzo, alla prossima puntata.
Mi netto il culo più veloce che posso...la richiamo...lei è così, chiama per informarmi di ogni singola cosa che capita a lei o a qualcuno di nostra conoscenza..."sai, ho appena incrociato Lucio...ma si dai, quello che ti dissi...quello che mi sta sul culo, ma come fai a non ricordarti? Lo vedi, tu non ascolti mai, te l'ho detto appena un paio di giorni fa...insomma, lo incrocio, lui mi guarda, ma io faccio finta di niente...si, faccio finta di non averlo visto, ho fatto bene? o no?"
Ma che dico, di solito le sue telefonate non sono così interessanti, però lei è fatta così, passarebbe giornate intere al telefono, e pretende che, dato che lei lo fa con me, anche io devo telefonarle in continuazione, cosa che mi sforzo di fare, anche se con risultati, temo, non all'altezza delle sue aspettative, dato che è sempre a rimproverarmi del fatto che non la chiamo mai, e questo, per lei, è sintomo che a me non importa più di tanto del nostro rapporto...è capace di chiamare 1 minuto dopo che ci siamo salutati, magari solo per dirmi che la bicicletta, se n'è appena accorta, ha la ruota dietro che dondola, oppure che stava per cadere perchè ha dovuto schivare un'anziana testa di cazzo che stava attraversando la strada sulle strisce pedonali...la mia Paolina, Dio quanto l'amo. Mi tiene in vita...a volte mi arrabbio, vuoi perchè mi chiama per delle banalità davvero clamorose, vuoi perchè attacca con le sue storielle senza neanche abbaiare un "ciao", e comunque quasi sempre senza domandare come mi sento...ora, sarò anche intelligente e tutto quanto, ma com'è che io, dalla disastrosa e sempre compromessa salute, invece di stare a letto a riposare e stare tranquillo, o in santa pace a cagare nel cesso, (giusto per fare un esempio) mi ritrovo mezzo nudo a vociare al telefono su e giù per il corridoio, col petto che scoppia e il respiro che ha preso il largo, ben lontano dai miei polmoni surriscaldati? Potere delle donne, un potere che solo loro hanno...
Chino su questo tavolo, in penombra, una penna tra le dita...
non penso, non scrivo, non sono; ma per chi passa davanti la mia stanza, e getta un'occhiata dentro, sembro fare mirabilie...Voglio che passi qualcuno, voglio che si volti verso me, che mi guardi anche solo di sfuggita...voglio che mi vengano estorti attimi, vibrazioni...come quelle di un binario quando si avvicina il treno, e si trascina vagoni di sorrisi, di paure, di balli e canzoni...e di sogni dove compari tu, la vibrazione più intensa che attraversa il mio cuore.
Fuori il caldo continua a mordere, digrigna le fauci, pronto a sbranare gli incauti, quelli che si avventurano all'aperto. Anche le notti non portano consolazione...la luna è una candela, cera che cola in gocce di perla, a formare stelle sulla piastra surriscaldata del cielo.
Ma dentro il centro di riabilitazione Don Gnocchi si vive come in un mondo parallelo, e quello che succede fuori viene percepito come un qualcosa che accade in un altro pianeta, troppo lontano e troppo sconosciuto da prestargli attenzione...La mattina le infermiere fanno il giro delle stanze per "raccattare" i pazienti che, in un modo o nell'altro, si "dimenticano" di presentarsi in palestra; non c'è modo di sfuggirLe, sembrano dei cani da caccia lanciati a stanare delle prede...ogni nascondiglio è ben conosciuto e regolarmente controllato.
Esercizi fisici, i soliti vecchi, gli stessi che mi circondano anche in mensa -non so, forse sono stato assegnato a una sorta di gruppo che ignoro- sono seduti intorno a me, in palestra, a far finta di fare ginnastica.
Che spreco...li guardo e non posso evitare di pensare all'enorme sperpero, in tempo, denaro, letti occupati, ecc..., che tutto questo comporta. Ciarlano tra loro, non seguono le istruzioni, ignorano le più banali direttive...di un intero esercizio, coi suoi semplici movimenti, decisamente alla loro portata, la relativa respirazione, la serietà e l'impegno -anche qui minimo- riescono a scomporlo in quartini, alla stregua di quei tizi che ordinano del vino ma, non troppo che mi da subito alla testa...cioè, qualcosa devono per forza non farla, o farla male, annullando, di fatto, l'esercizio stesso. Li guardo affascinato...il modo con cui fanno finta di alzare le gambe, quando il medico non li guarda direttamente, quei loro prosciutti gelatinosi pieni di nervature bluastre e macchie nere, come la muffa che si forma su un formaggio molliccio...sembrano tutti dei gorgonzola andati a male. Borbottano incessantemente tra di loro..."scusi può ripetere che 'un'ho capiho?"
Certo che non hai capito, perchè parli di idiozie e non ascolti le istruzioni...e fai perdere tempo a tutti, soprattutto a quelli che, come me, prendono la loro salute e la loro riabilitazione sul serio...
"ma io 'un ce la fo miha a fà tutte codeste hose...ah no, basta nini, io mi fermo hi, ma icchè la si crede codesta? io ciò 87 anni sà, signorina..." e questo dopo aver fatto si e no un paio di movimenti stentati che, ripeto, sono abbondantemente alla loro portata.
E a questo punto che ti rendi conto dell'inutilità della cosa, dei milioni di risorse destinati a persone che, anche se in avanti con l'età, neanche ci provano a metterci un minimo di impegno...però vogliono vivere, lo pretendono, e spremeranno tutto quello che possono, dove possono e quando possono, per allungare anche di pochi mesi la loro preziosissima vita.
E' come se dicessero: "eccomi qui...ho lavorato -cioè sono stato schiavo- una vita intera, e voi adesso pigliate e mi fate vivere...ecco, io mi metto qui e voglio proprio vedere come vi date da fare..."
Li ho osservati con attenzione questi soggetti...sembrano pezzi di pongo modellati e appiccicati insieme, dei manichini di creta...pezzi ormai screpolati, informi, bucati, tenuti uniti alla bell'e meglio ma che, ormai troppo secchi, inevitabilmente si staccano per cadere a terra, dove si sfalderanno fino a diventare polvere fina.
"Quest'acqua non sa di nulla" dice una vecchia alla solita vecchia che gli sta sempre accanto...questa risponde con un grugnito di assenso, come a voler dire:
"Certo che non sa di nulla, cosa ti aspettavi?"
Queste due, la classica alta e magra e la bassa e cicciotta, hanno formato una coppia inamovibile...dove va una va l'altra, e la loro occupazione principale, il loro supremo piacere, consiste nel criticare tutto quello che riguarda la struttura, e se non trovano niente che non vada non si preoccupano mica...una semplice bottiglietta d'acqua fresca può rispondere tranquillamente alle loro esigenze di critica a tutti i costi.
Un'altra cosa che ho notato è la differenza di comportamento tra uomini e donne. Gli uomini tendono a essere più discreti e a seguire le regole. In palestra i cellulari devono stare spenti, e la ginnastica si fa con tuta e scarpe sportive possibilmente anti scivolo...gli uomini si presentano con l'abbigliamento adeguato e anche se non spengono il cellulare, hanno almeno il buon senso di regolare la suoneria su "vibrazione", e quando chiaccherano tra loro, lo fanno a voce bassa, per non disturbare troppo.
Le donne no, i loro cellulari squillano in continuazione, e le suonerie, sempre a tutto volume, sono di quanto più pacchiano potreste immaginare...e parlano sempre, squittiscono come topi in trappola...è come se fossero al mercato rionale, e l'abbigliamento poi...vestaglie a fiorellini, occhiali da sole dalla montatura rossa a forma di farfalla, e poi le ciabatte! Non posso fare a meno di notarle...non sono proprio ciabatte, non so come si chiamano...sono un curioso incrocio tra ciabatte e sandali, degli ibridi che solo le vecchie hanno il coraggio di calzare...se qualcuno di voi frequenta i mercati sopra citati, saprà di cosa sto parlando...e il tutto è dipinto coi colori più sgargianti possibili. Davvero deprimente.
E poi ancora le scuse ridicole che riescono a imbastire quando il fisioterapista, giustamente, chiede se "per caso" non abbiano qualcosa di un pochino più adatto alla circostanza...c'è chi ha i piedi gonfi, calli, cerotti, fasciature, piorrea...chi si è slogata (per intero?) giusto pochi minuti prima di entrare in palestra -che disdetta, non mancano di aggiungere- chi ha saltato la colazione (cosa c'èntra è un mistero a cui non so dare risposta) ma il vecchietto che non scorderò mai, che ho appositamente lasciato per ultimo, è Renzo, quello che per una settimana è stato il mio compagno di stanza. Renzo è arrivato al Don Gnocchi un paio di giorni prima di me, e da subito si è prodigato a rendere il mio soggiorno il più sfibrante possibile...Renzo, alla prossima puntata.
martedì 30 agosto 2016
L'OPERAZIONE, PAOLA E I VECCHI VOL. 6
Strano episodio, nonostante tutti gli antibiotici che assumo regolarmente, per via venosa ed orale, il ritorno di una punta di febbre... Perchè? Che mi rappresenta?
Non è che i batteri, alla vista della nuova valvola si siano detti tra loro:
"Hey ragazzi, guardate questo...ci ha montato pure una piscina nuova, siiii, dai, yuhù, tuffiamoci, tuffiamoci, cachiamoci dentro, vomitiamoci, insozziamola tutta di nuovo, vi va? Ciaf ciaf, nuotiamo in questa nuova valvola, smerdiamola, dai, ciaf ciaf...pisciamoci pure, tanto questo idiota ci farà riavere sempre una nuova valvola su cui possiamo sfogare la noia di questo corpo imbalsamato, che non balla più, che non nuota, non corre, non scopa, insomma questo tanto non fa più un cazzo di nulla, per cui diamoci dentro!!
Mio padre mi ha appena detto che non mi devo "scomporre" dal mio obbiettivo, (quello di guarire, suppongo)...no padre, tranquillo, non mi "scomporrò", almeno per ora...stanne certo, anche perchè tra i tanti talenti di questo tuo figlio disgraziato, quello di scomporsi non c'è...eppoi per cosa?
Per potermi dividere in tanti piccoli e inutili duplicati?
Moltiplicare i problemi, averne da risolvere uno dietro l'altro? No, uno di me basta e avanza, grazie.
Però puoi fare una cosa per me...portami un libro, adattissimo al prossimo capitolo...DRACULA.
E' ora di pranzo, dovrei essere in mensa in compagnia di pezzi umani -busti, facce, piaghe aperte, pus che cola- a consumare un pranzo frugale...e invece no, eccomi in camera, le tapparelle abbassate, solo nell'amata penombra a gingillarmi con me stesso, in attesa del mio pranzo...due o tre sacche di sangue, di quello buono, che dovrebbero rimettermi in sesto; hanno appena scoperto, infatti, che soffro anche di animia mediterranea...fantastico, una bella notizia dietro l'altra.
Digiuno in attesa del sangue di qualche sconosciuto, che placherà la mia fame, e mi ridarà le forze...trovo tutto questo estremamente affascinante, mi sento come un vampiro...perchè ci sentiamo tutti così attratti dal lato oscuro della vita, dal proibito, da quelle cose che bisogna fare di nascosto, che nessuno deve vedere?
Sesso, masturbazione, omicidio, droga e vizi vari...chi ha il coraggio di negare?
E io, oggi, mi sazierò del sangue di un estraneo!
L'unica fortuna ad essere qui dentro in questi giorni d'estate -da un rapido calcolo, risulta che ho cambiato 3 ospedali in 19 giorni, S. Maria nuova, Careggi, Don Gnocchi- cioè dal 20 Giugno a, fin'ora, il 7 Luglio, è quella di aver evitato l'annuale e insopportabile "bolla africana", una sacca di afa malata e indesiderata, patetica nel suo dilungarsi (possibile che dall'Africa arrivano solo guai?) che fa boccheggiare le persone manco fossero pesci fuor d'acqua, e miete vittime tra gli anziani e i più deboli, spesso facendole impazzire;
i racconti di chi arriva da fuori, in questa piccola oasi refrigerata, narrano dell'inferno che si è impossessato delle strade, incendiandole, rogo di catrame bituminoso...
Il caldo fuori è privo di ogni logica, così spesso da sentirne il peso...come avanzare in acqua, tanto è denso. Dentro il centro Don Gnocchi non viene percepito, ma quando ti accingi ad uscire, accompagnato da chi è venuto a trovarti, giusto per assaporare di nuovo il mondo, non appena le porte automatiche si aprono, queste ondate di afa ti colpiscono subito con la furia di un tornado di fuoco...si rimane talmente scioccati da voler rientrare subito, come se un terrorista, pazientemente in attesa, all'aprirsi della porta, ti vomita addosso tutto il caricatore del suo kalashnikov, e la tua unica salvezza sta nel voltarti e precipitarti di nuovo dentro.
All'interno, nonostante i frequenti litigi con alcuni operatori sanitari, molti sono arrivati a provare una forte simpatia per me, fino a sconfinare, in un paio di casi, in vero e proprio affetto -sono sempre il più giovane tra i ricoverati al reparto "cuore".
Oggi, venerdi 17 Luglio, avrebbero dovuto dimettermi ma, con mia somma delusione, un intervento superiore, quello della dottoressa Bozzi, a cui è bastato un paio di minuti al telefono con il medico di turno, ha fatto in modo di prolungare la mia permanenza ancora per qualche giorno...parecchi giorni ancora.
La mia Paolina, ovviamente, è venuta anche oggi...il mio compagno di stanza era appena stato dimesso -tra l'altro senza salutare- scorreggiando senza ritegno, come ha fatto sempre, sia quando eravamo soli sia quando la stanza era piena di parenti...miei o suoi, a lui non faceva alcuna differenza; sganciava le sue bombe d'aria e basta, e tutto il resto poteva anche andare a farsi fottere...Dicevo, eravamo soli e, nel limite del possibile, ci siamo abbandonati alle più fantasiose effusioni...rimasi presto senza fiato, l'affanno mi faceva girare la testa, ma ero felice come non mi capitava da tempo...abbiamo avuto un bel da fare, dopo, a ripulire ...sembrava che un barattolo di panna fosse esploso clamorosamente, imbrattando tutto per un raggio di vari metri...giuro, non ci si poteva credere, restammo entrambi allibiti...appena in tempo però, infatti un attimo dopo che finimmo di rimettere tutto apposto, un'infermiera spalancò la porta di botto, facendola sbattere contro la parete, e sobbalzare noi, precedendo una barella su cui era steso il mio nuovo compagno di stanza.
Il mio cuore galoppava impazzito, avevo il fiato corto e sofferente, ma l'ho abbracciata ridendo, ancora pazzo d'amore e di desiderio che, lungi dall'essersi placato, era tornato a bussare prepotentemente tra le mie gambe.
Appena gli occhi si chiudono
vinti dal sonno
subito nella mente
compari tu
ed è come se lo sapesse
perchè fa di tutto
per farmeli chiudere.
E continui ad apparire
i miei sogni
tra gli altri celati
voglion solo te
e non sanno dove
quando non ci sei
volgere l'attenzione...
ed è il tuo ansimare
liquido
negli occhi socchiusi
a mostrare l'amore
che lotta tra noi.
Non è che i batteri, alla vista della nuova valvola si siano detti tra loro:
"Hey ragazzi, guardate questo...ci ha montato pure una piscina nuova, siiii, dai, yuhù, tuffiamoci, tuffiamoci, cachiamoci dentro, vomitiamoci, insozziamola tutta di nuovo, vi va? Ciaf ciaf, nuotiamo in questa nuova valvola, smerdiamola, dai, ciaf ciaf...pisciamoci pure, tanto questo idiota ci farà riavere sempre una nuova valvola su cui possiamo sfogare la noia di questo corpo imbalsamato, che non balla più, che non nuota, non corre, non scopa, insomma questo tanto non fa più un cazzo di nulla, per cui diamoci dentro!!
Mio padre mi ha appena detto che non mi devo "scomporre" dal mio obbiettivo, (quello di guarire, suppongo)...no padre, tranquillo, non mi "scomporrò", almeno per ora...stanne certo, anche perchè tra i tanti talenti di questo tuo figlio disgraziato, quello di scomporsi non c'è...eppoi per cosa?
Per potermi dividere in tanti piccoli e inutili duplicati?
Moltiplicare i problemi, averne da risolvere uno dietro l'altro? No, uno di me basta e avanza, grazie.
Però puoi fare una cosa per me...portami un libro, adattissimo al prossimo capitolo...DRACULA.
E' ora di pranzo, dovrei essere in mensa in compagnia di pezzi umani -busti, facce, piaghe aperte, pus che cola- a consumare un pranzo frugale...e invece no, eccomi in camera, le tapparelle abbassate, solo nell'amata penombra a gingillarmi con me stesso, in attesa del mio pranzo...due o tre sacche di sangue, di quello buono, che dovrebbero rimettermi in sesto; hanno appena scoperto, infatti, che soffro anche di animia mediterranea...fantastico, una bella notizia dietro l'altra.
Digiuno in attesa del sangue di qualche sconosciuto, che placherà la mia fame, e mi ridarà le forze...trovo tutto questo estremamente affascinante, mi sento come un vampiro...perchè ci sentiamo tutti così attratti dal lato oscuro della vita, dal proibito, da quelle cose che bisogna fare di nascosto, che nessuno deve vedere?
Sesso, masturbazione, omicidio, droga e vizi vari...chi ha il coraggio di negare?
E io, oggi, mi sazierò del sangue di un estraneo!
L'unica fortuna ad essere qui dentro in questi giorni d'estate -da un rapido calcolo, risulta che ho cambiato 3 ospedali in 19 giorni, S. Maria nuova, Careggi, Don Gnocchi- cioè dal 20 Giugno a, fin'ora, il 7 Luglio, è quella di aver evitato l'annuale e insopportabile "bolla africana", una sacca di afa malata e indesiderata, patetica nel suo dilungarsi (possibile che dall'Africa arrivano solo guai?) che fa boccheggiare le persone manco fossero pesci fuor d'acqua, e miete vittime tra gli anziani e i più deboli, spesso facendole impazzire;
i racconti di chi arriva da fuori, in questa piccola oasi refrigerata, narrano dell'inferno che si è impossessato delle strade, incendiandole, rogo di catrame bituminoso...
Il caldo fuori è privo di ogni logica, così spesso da sentirne il peso...come avanzare in acqua, tanto è denso. Dentro il centro Don Gnocchi non viene percepito, ma quando ti accingi ad uscire, accompagnato da chi è venuto a trovarti, giusto per assaporare di nuovo il mondo, non appena le porte automatiche si aprono, queste ondate di afa ti colpiscono subito con la furia di un tornado di fuoco...si rimane talmente scioccati da voler rientrare subito, come se un terrorista, pazientemente in attesa, all'aprirsi della porta, ti vomita addosso tutto il caricatore del suo kalashnikov, e la tua unica salvezza sta nel voltarti e precipitarti di nuovo dentro.
All'interno, nonostante i frequenti litigi con alcuni operatori sanitari, molti sono arrivati a provare una forte simpatia per me, fino a sconfinare, in un paio di casi, in vero e proprio affetto -sono sempre il più giovane tra i ricoverati al reparto "cuore".
Oggi, venerdi 17 Luglio, avrebbero dovuto dimettermi ma, con mia somma delusione, un intervento superiore, quello della dottoressa Bozzi, a cui è bastato un paio di minuti al telefono con il medico di turno, ha fatto in modo di prolungare la mia permanenza ancora per qualche giorno...parecchi giorni ancora.
La mia Paolina, ovviamente, è venuta anche oggi...il mio compagno di stanza era appena stato dimesso -tra l'altro senza salutare- scorreggiando senza ritegno, come ha fatto sempre, sia quando eravamo soli sia quando la stanza era piena di parenti...miei o suoi, a lui non faceva alcuna differenza; sganciava le sue bombe d'aria e basta, e tutto il resto poteva anche andare a farsi fottere...Dicevo, eravamo soli e, nel limite del possibile, ci siamo abbandonati alle più fantasiose effusioni...rimasi presto senza fiato, l'affanno mi faceva girare la testa, ma ero felice come non mi capitava da tempo...abbiamo avuto un bel da fare, dopo, a ripulire ...sembrava che un barattolo di panna fosse esploso clamorosamente, imbrattando tutto per un raggio di vari metri...giuro, non ci si poteva credere, restammo entrambi allibiti...appena in tempo però, infatti un attimo dopo che finimmo di rimettere tutto apposto, un'infermiera spalancò la porta di botto, facendola sbattere contro la parete, e sobbalzare noi, precedendo una barella su cui era steso il mio nuovo compagno di stanza.
Il mio cuore galoppava impazzito, avevo il fiato corto e sofferente, ma l'ho abbracciata ridendo, ancora pazzo d'amore e di desiderio che, lungi dall'essersi placato, era tornato a bussare prepotentemente tra le mie gambe.
Appena gli occhi si chiudono
vinti dal sonno
subito nella mente
compari tu
ed è come se lo sapesse
perchè fa di tutto
per farmeli chiudere.
E continui ad apparire
i miei sogni
tra gli altri celati
voglion solo te
e non sanno dove
quando non ci sei
volgere l'attenzione...
ed è il tuo ansimare
liquido
negli occhi socchiusi
a mostrare l'amore
che lotta tra noi.
lunedì 8 agosto 2016
ESTATE VELENOSA
Eccola qui, indugiare ostinata
estate velenosa...
sporca l'aria, la rende opaca,
come guardare da una finestra unta,
ingombrante
spalmata tutt'intorno, vischiosa confettura
frutti di brace...
Il sole picchia, sbatte
è una cicca percossa sull'orologio,
si pressa
si rende più forte, aromatico
solido.
L'aria pastosa è incollata al cielo bronzeo del tramonto
in fiacca attesa, supina
notte a 24 carati
la luna un diamante di ghiaccio & polvere
le stelle son brillanti
come gocce d'acqua su un corpo nudo
sotto il sole
di un'estate velenosa.
estate velenosa...
sporca l'aria, la rende opaca,
come guardare da una finestra unta,
ingombrante
spalmata tutt'intorno, vischiosa confettura
frutti di brace...
Il sole picchia, sbatte
è una cicca percossa sull'orologio,
si pressa
si rende più forte, aromatico
solido.
L'aria pastosa è incollata al cielo bronzeo del tramonto
in fiacca attesa, supina
notte a 24 carati
la luna un diamante di ghiaccio & polvere
le stelle son brillanti
come gocce d'acqua su un corpo nudo
sotto il sole
di un'estate velenosa.
mercoledì 13 luglio 2016
L'OPERAZIONE, PAOLA E I VECCHI VOL. 5
Sono con Paolina. Sono con lei sempre, tutti i giorni. Non so quanti chilometri ha macinato solo per venire al mio capezzale, con la bicicletta sotto un sole spietato, velenoso, spesso senza neanche pranzare, dal lavoro all'ospedale; e potete credermi sulla parola se vi dico che i due luoghi sono molto distanti tra loro:
dall'estrema periferia ovest di Firenze, paludosa e piatta, luogo di casermoni popolari, all'estrema periferia est, collinosa e punteggiata di ville padronali...
Soffro, il dolore è insopportabile. Per passare il tempo provo a dormire, ma raramente ci riesco...non posso muovermi, allievare il peso che grava sulla schiena, ogni gesto rischia di spezzare la gabbia toracica; chiamo gli infermieri, li prego di aumentare le dosi di morfina...sono perennemente attaccato a un macchinario che innietta la droga tramite un regolatore...loro accorrono, valutano, mi guardano impotenti:
"E' già al massimo" mi sento dire.
E' ancora una volta notte; ancora una volta giaccio nella penombra sterile, mormorante.
Devo andare in bagno...tutto vortica, sono immerso in un contenitore di plastica, la notte getta secchiate di vernice blu cobalto nella stanza...mi tolgo le coperte di dosso, metto un piede fuori dal letto, allungo una gamba nel vuoto, mi tiro su...se non mi reggo casco per terra...barcollo piegato in due dal dolore...il bagno è occupato, fisso la porta chiusa, il pomolo tondo della maniglia, freddo, si apre in un ghigno cromato.
Attacco di cuore
attacco di panico
attacco epilettico
sono attaccato da tutte le parti, su più fronti. Sono allo stremo.
Mi ridistendo e aspetto il mio turno. La porta si apre, il tizio che occupava il bagno torna mestamente a letto; ora posso entrare, rimetto i piedi fuori dal letto prima di rendermi conto che:
A: il bagno è vuoto, il mio compagno di stanza non si è mai alzato (non avrebbe neanche potuto farlo, come me del resto)
B: non mi scappa neanche di andarci
Ora sto insegnando educazione sessuale a dei bambini, e come ospite, per poter meglio spiegare la lezione, invito Piero Angela, come a dire:
Vedete com'è professionale il programma di stasera?
Mando i bambini in bagno, a turno mi chiedono di poter andare; a volte ci stanno molto, non si sa bene quello che succede lì dentro...non so bene perchè dico tutte queste sciocchezze...allucinazioni da morfina.
I brividi scoppiettano su tutto il corpo
sbocciano come tanti fiori
è pioggia battente che vibra
che scuote,
rivoli di sudore
sul petto scosceso,
un mostro dalle fauci spalancate
affamate
Forse pensate che, dopo le poco lusinghiere parole che ho riservato agli anziani, io non abbia rispetto per i cosiddetti "vecchi". Ebbene, niente di più falso. Sarebbe come odiare dei bambini.
Oggi, nella mensa del centro di recupero "Don Gnocchi" -posto dove sono stato trasferito dopo l'operazione del 25 Giugno per fare la riabilitazione- non ho potuto fare a meno di osservare, come capita spesso anche nei ristoranti, gli altri commensali intorno a me.
Purtroppo il destino, data la natura dei miei problemi di salute, ha voluto che passassi molto tempo in loro compagnia, e proprio in quei luoghi dove le loro paranoie e le loro cocciutaggini si manifestano nel modo più palese. Vederli mangiare così, tutti assieme, raggruppati in branco, mi ha fatto spesso passare l'appetito...è strano vedere una novantenne tutta pelle e ossa, infossata su di una sedia a rotelle, allungare lo sguardo famelico verso la pietanza del vicino di posto, appena servito -e come lei tutti i commensali del tavolo- e rianimarsi all'istante, sollevandosi quasi dalla sedia, alla stregua di un avvoltoio in cerca di una carcassa da spellare...una cupidigia che ho notato fin da subito...sembra quasi che pretendano tutto quello che possono avere, bramosi, anche se poi lasciano quasi tutto nel piatto...avidità stupida, inutile, avidità capricciosa, da soddisfare. Il loro sguardo sorpreso, stupìto, quando ad esempio l'operatore mette del formaggio sui maccheroni, e lo richiamano scocciati, come fossero al ristorante, a gran voce (attingendo da una non meglio specificata sacca di energia) e si fanno cambiare il piatto...solo durante il suddetto cambio, in assenza dell'operatore, li senti poi biascicare parole cariche di acido sarcasmo..."e gli è da un mese che son qui, e ancora un hanno capito che a me il formaggio nei maccheroni e un mi garba..."accompagnando la digressione con ampi gesti di disgusto, gesti che fanno accorciare le maniche della vestaglia da letto, mettendo a nudo braccia della consistenza e del colore delle lumache. Pretendono l'esclusiva su tutto, come se i loro problemi fossero più importanti di quegli degli altri.
Domandano in continuazione, a ogni inserviente che passa, che primo, che secondo, che frutta c'è, e anche se sono stati abbondantemente informati su cosa c'è da mangiare, sentono il bisogno di rifare le stesse domande al momento della comanda, facendo perdere un sacco di tempo a tutti.
La loro vita servile finisce per essere travasata, modellata, in quei corpi deformi, otri di pelle consumata che perdono da tutte le parti, e che ci si ostina a voler rattoppare.
15 giorni di ferie all'anno, la tredicesima, il mutuo, le rate dell'automobile...ci credo che si capiscono, che fanno comunella, che si sostengono a vicenda.
Sono così abituati alle briciole che, anche ora, in età avanzata, non più inseriti nell'ingranaggio, non più adatti alla caccia, ultimi nella catena alimentare, continuano a volerle quelle briciole, e lo fanno alla maniera degli avvoltoi, ultimi a gracchiare sui rimasugli del banchetto...somigliandoci anche nell'aspetto. Il loro sfacelo si manifesta nei loro sguardi sbigottiti, increduli, sbarrati da ovvietà non più recepite.
Già mezz'ora prima dei pasti li puoi vedere lungo tutto il corridoio, in ordine sparso, poggiati ai loro carrellini che li sostengono e li fanno avanzare, capaci di raggiungere, in velocità, punte che normalmente, ed in altri orari, non sospetteresti mai...davvero si fa fatica a stargli dietro.
L'immagine che oggi più mi ha scioccato, in mensa, è stata quella di un "tronco" umano -povero cristo, molto giovane, direi sui 25 anni; fino a ieri non c'èra, probabilmente è arrivato in nottata- cioè una persona senza braccia e gambe. Stava in carrozzina, e non ho potuto fare a meno di osservarlo;
Spalancava la bocca, vorace, allungando il collo, per quanto possibile, verso il cucchiaio di minestra che un inserviente gli porgeva a intervalli regolari e, anche se sapevo che non era conveniente fissarlo, davvero non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.
Poi, mi vergogno ad ammetterlo, quando infine distolsi lo sguardo da quello spettacolo per affondarlo nel mio piatto, mi ritrovai a pensare cose del tipo:
A che scopo tutto ciò?
A cosa serve alimentare quel tronco?
E' davvero così importante vivere?
Voglio dire, alimentare uno stomaco messo lì, sopra una carrozzella...un serbatoio che non servirà mai più da riserva di energia, da cui attingere per portare avanti le più elementari pratiche quotidiane...che senso ha?
Quello di vegetare?
Sono un mostro? Sono un bastardo insensibile?
Io so che non vorrei mai e poi mai apparire come una bocca spalancata che ingurgita cibo che finirà semplicemente in una sacca posta poco più in basso...
Fragile cigolìo che ha ricevuto sole e pioggia
e olio mai
questo odo sui cardini del mio cuore
e fa male, brucia
un dolore di carne che sfrega su qualcosa di granuloso
impasto di sangue e polvere
steso sulla terra
sentiero di ammonimenti.
dall'estrema periferia ovest di Firenze, paludosa e piatta, luogo di casermoni popolari, all'estrema periferia est, collinosa e punteggiata di ville padronali...
Soffro, il dolore è insopportabile. Per passare il tempo provo a dormire, ma raramente ci riesco...non posso muovermi, allievare il peso che grava sulla schiena, ogni gesto rischia di spezzare la gabbia toracica; chiamo gli infermieri, li prego di aumentare le dosi di morfina...sono perennemente attaccato a un macchinario che innietta la droga tramite un regolatore...loro accorrono, valutano, mi guardano impotenti:
"E' già al massimo" mi sento dire.
E' ancora una volta notte; ancora una volta giaccio nella penombra sterile, mormorante.
Devo andare in bagno...tutto vortica, sono immerso in un contenitore di plastica, la notte getta secchiate di vernice blu cobalto nella stanza...mi tolgo le coperte di dosso, metto un piede fuori dal letto, allungo una gamba nel vuoto, mi tiro su...se non mi reggo casco per terra...barcollo piegato in due dal dolore...il bagno è occupato, fisso la porta chiusa, il pomolo tondo della maniglia, freddo, si apre in un ghigno cromato.
Attacco di cuore
attacco di panico
attacco epilettico
sono attaccato da tutte le parti, su più fronti. Sono allo stremo.
Mi ridistendo e aspetto il mio turno. La porta si apre, il tizio che occupava il bagno torna mestamente a letto; ora posso entrare, rimetto i piedi fuori dal letto prima di rendermi conto che:
A: il bagno è vuoto, il mio compagno di stanza non si è mai alzato (non avrebbe neanche potuto farlo, come me del resto)
B: non mi scappa neanche di andarci
Ora sto insegnando educazione sessuale a dei bambini, e come ospite, per poter meglio spiegare la lezione, invito Piero Angela, come a dire:
Vedete com'è professionale il programma di stasera?
Mando i bambini in bagno, a turno mi chiedono di poter andare; a volte ci stanno molto, non si sa bene quello che succede lì dentro...non so bene perchè dico tutte queste sciocchezze...allucinazioni da morfina.
I brividi scoppiettano su tutto il corpo
sbocciano come tanti fiori
è pioggia battente che vibra
che scuote,
rivoli di sudore
sul petto scosceso,
un mostro dalle fauci spalancate
affamate
Forse pensate che, dopo le poco lusinghiere parole che ho riservato agli anziani, io non abbia rispetto per i cosiddetti "vecchi". Ebbene, niente di più falso. Sarebbe come odiare dei bambini.
Oggi, nella mensa del centro di recupero "Don Gnocchi" -posto dove sono stato trasferito dopo l'operazione del 25 Giugno per fare la riabilitazione- non ho potuto fare a meno di osservare, come capita spesso anche nei ristoranti, gli altri commensali intorno a me.
Purtroppo il destino, data la natura dei miei problemi di salute, ha voluto che passassi molto tempo in loro compagnia, e proprio in quei luoghi dove le loro paranoie e le loro cocciutaggini si manifestano nel modo più palese. Vederli mangiare così, tutti assieme, raggruppati in branco, mi ha fatto spesso passare l'appetito...è strano vedere una novantenne tutta pelle e ossa, infossata su di una sedia a rotelle, allungare lo sguardo famelico verso la pietanza del vicino di posto, appena servito -e come lei tutti i commensali del tavolo- e rianimarsi all'istante, sollevandosi quasi dalla sedia, alla stregua di un avvoltoio in cerca di una carcassa da spellare...una cupidigia che ho notato fin da subito...sembra quasi che pretendano tutto quello che possono avere, bramosi, anche se poi lasciano quasi tutto nel piatto...avidità stupida, inutile, avidità capricciosa, da soddisfare. Il loro sguardo sorpreso, stupìto, quando ad esempio l'operatore mette del formaggio sui maccheroni, e lo richiamano scocciati, come fossero al ristorante, a gran voce (attingendo da una non meglio specificata sacca di energia) e si fanno cambiare il piatto...solo durante il suddetto cambio, in assenza dell'operatore, li senti poi biascicare parole cariche di acido sarcasmo..."e gli è da un mese che son qui, e ancora un hanno capito che a me il formaggio nei maccheroni e un mi garba..."accompagnando la digressione con ampi gesti di disgusto, gesti che fanno accorciare le maniche della vestaglia da letto, mettendo a nudo braccia della consistenza e del colore delle lumache. Pretendono l'esclusiva su tutto, come se i loro problemi fossero più importanti di quegli degli altri.
Domandano in continuazione, a ogni inserviente che passa, che primo, che secondo, che frutta c'è, e anche se sono stati abbondantemente informati su cosa c'è da mangiare, sentono il bisogno di rifare le stesse domande al momento della comanda, facendo perdere un sacco di tempo a tutti.
La loro vita servile finisce per essere travasata, modellata, in quei corpi deformi, otri di pelle consumata che perdono da tutte le parti, e che ci si ostina a voler rattoppare.
15 giorni di ferie all'anno, la tredicesima, il mutuo, le rate dell'automobile...ci credo che si capiscono, che fanno comunella, che si sostengono a vicenda.
Sono così abituati alle briciole che, anche ora, in età avanzata, non più inseriti nell'ingranaggio, non più adatti alla caccia, ultimi nella catena alimentare, continuano a volerle quelle briciole, e lo fanno alla maniera degli avvoltoi, ultimi a gracchiare sui rimasugli del banchetto...somigliandoci anche nell'aspetto. Il loro sfacelo si manifesta nei loro sguardi sbigottiti, increduli, sbarrati da ovvietà non più recepite.
Già mezz'ora prima dei pasti li puoi vedere lungo tutto il corridoio, in ordine sparso, poggiati ai loro carrellini che li sostengono e li fanno avanzare, capaci di raggiungere, in velocità, punte che normalmente, ed in altri orari, non sospetteresti mai...davvero si fa fatica a stargli dietro.
L'immagine che oggi più mi ha scioccato, in mensa, è stata quella di un "tronco" umano -povero cristo, molto giovane, direi sui 25 anni; fino a ieri non c'èra, probabilmente è arrivato in nottata- cioè una persona senza braccia e gambe. Stava in carrozzina, e non ho potuto fare a meno di osservarlo;
Spalancava la bocca, vorace, allungando il collo, per quanto possibile, verso il cucchiaio di minestra che un inserviente gli porgeva a intervalli regolari e, anche se sapevo che non era conveniente fissarlo, davvero non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.
Poi, mi vergogno ad ammetterlo, quando infine distolsi lo sguardo da quello spettacolo per affondarlo nel mio piatto, mi ritrovai a pensare cose del tipo:
A che scopo tutto ciò?
A cosa serve alimentare quel tronco?
E' davvero così importante vivere?
Voglio dire, alimentare uno stomaco messo lì, sopra una carrozzella...un serbatoio che non servirà mai più da riserva di energia, da cui attingere per portare avanti le più elementari pratiche quotidiane...che senso ha?
Quello di vegetare?
Sono un mostro? Sono un bastardo insensibile?
Io so che non vorrei mai e poi mai apparire come una bocca spalancata che ingurgita cibo che finirà semplicemente in una sacca posta poco più in basso...
Fragile cigolìo che ha ricevuto sole e pioggia
e olio mai
questo odo sui cardini del mio cuore
e fa male, brucia
un dolore di carne che sfrega su qualcosa di granuloso
impasto di sangue e polvere
steso sulla terra
sentiero di ammonimenti.
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